fabrizio de André

fabrizio de André
"Ogni abitudine rende la nostra mano più ingegnosa e meno agile il nostro ingegno"
(F. Nietzsche)

domenica 31 ottobre 2010

anime salve: testo

Mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che bello il mio tempo che bella compagnia
sono giorni di finestre adornate

canti di stagione
anime salve in terra e in mare
sono state giornate furibonde
senza atti d'amore

senza calma di vento
solo passaggi e passaggi
passaggi di tempo
ore infinite come costellazioni e onde

spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e no basta ancora
cose svanite facce e poi il futuro
i futuri incontri di belle amanti scellerate

saranno scontri
saranno cacce coi cani e coi cinghiali
saranno rincorse morsi e affanni per mille anni
mille anni al mondo mille ancora

che bell'inganno sei anima mia
e che grande il mio tempo che bella compagnia
mi sono spiato illudermi e fallire
abortire i figli come i sogni

mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo
ti saluto dai paesi di domani

che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo
mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia

e che grande questo tempo che solitudine
che bella compagnia






COMMENTO


Anime Salve è l'ultima opera in ordine di tempo di Fabrizio De Andrè che morirà l'11 gennaio 1999 lasciando incompiuto l'album che stava preparando assieme ad Oliviero Malaspina. Ma Anime Salve è anche la prova tangibile di come due grandi poeti della musica italiana possano unire le loro anime e, con grande umiltà, dar vita ad un'opera unica. L'altro poeta è Ivano Fossati.

L'album esce nel 1996 sicuramente dopo un lungo lavoro: Fabrizio era noto per puntigliosità con la quale scavava in sé stesso per trovare quella e solo quella parola, puntigliosità che non risparmiava sicuramente a coloro che con lui lavoravano; Ivano, d'altra parte, è un dedalo di emozioni che si riflettono sia nei testi che nella musica, uomo dalla mente acuta e profonda. Entrambi "spiriti liberi"; entrambi perennemente "in direzione ostinata e contraria" (rubando direttamente da "Smisurata preghiera"); entrambi affetti da quella particolare "solitudine" di chi riesce a vedere oltre l'orizzonte sul quale si ferma lo sguardo dei più; entrambi del tutto sprovvisti di quei piedistalli sui quali si arrampicano troppo frequentemente i così detti "grandi".

L'impasto è affascinante già dal punto di vista dei termini usati e dal modo di affrontare temi inconsueti. Fossati che salta fuori dal concetto del tempo che passa, dallo sguardo rivolto verso il futuro senza mai perdere contatto con le radici, dalle emozioni che quasi subliminalmente passano oltre o dietro le parole, dall'idea poetica eppure tanto umana dell'amore. Faber, con quella sua capacità di marchiarci a fuoco l'anima, di mostrare senza mezzi termini, col suo "presente" che si ripropone oltre il tempo, con l'amore graffia i seni (per parafrasare "Verranno a chiederti del nostro amore").

La scrittura a quattro mani dei due autori, però, non è agli inizi. Di 4 anni prima è "Le Nuvole" (anche con Mauro Pagani e Massimo Bubola) e, ancora precedente, del 1988, l'interpretazione a 3 voci (la terza è quella di Francesco De Gregori) di "Questi posti davanti al mare" nell'album "La pianta del tè" di Ivano Fossati per non parlare di "Volume 8" del 1973 che Faber aveva scritto in gran parte con Francesco De Gregori.

Insomma, le premesse per lasciare una grande testimonianza dei nostri tempi (e per aprire gli occhi di coloro che vorranno....) c'erano tutte ed il concept che ne esce le conferma in pieno. Concept, dicevamo, a pieno titolo che sottolinea duramente il "maledetto muro" (rubando il termine alla fossatiana "Musica che gira intorno") che ancora divide "noi", i "normali", la "maggioranza", da "loro", i "diversi", l'eterna "minoranza". E' un violento schiaffo (come sempre con Faber!) quello che ci arriva, uno specchio che, all'improvviso, ci viene sbattuto davanti e sfuggire all'immagine poco piacevole che ci rimanda DEVE essere impossibile.

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